venerdì, aprile 13, 2007

Cu avi un figghiu parrinu avu un giardinu

In un tempo che potremmo definire di “paranza e latitanza” diversi eventi agitano e mettono in subbuglio il nostro piccolo e ridente paese di collina...

Mentre Piazza Vespri fa da scenario ad un avvenimento che con una vena di sarcasmo potremmo quasi definire Cult per la nostra realtà sociale, quale le elezioni amministrative, i suoi esponenti politici con al seguito cortigiani, traditori e traditi, tramano,ordiscono complottano chissà quali congiure catilinarie!!!!

Ringraziamo quindi Iddio che su quella piazza, teatro di vita e di sberleffi, si muovono, gesticolano, passeggiano altri personaggi, la brava gente, i lavoratori instancabili, u ziu Pippu Tavanu, Marianu Venezia, l’amico Bastiano e tutte quelle donne che saltuariamente attraversano la piazza magari per recarsi in Chiesa Matrice o altrove, donne a loro modo coraggiose, mogli “devote” , madri instancabili, nonne sapienti e affettuose…

Il paese si è ormai lasciato alla spalle la santa pasqua e il Cristo morto e non profuma più ne di carne rustuta ne di pasquetta.
Adesso il paese attende un altro prodigioso evento uno dei suoi “figli” di nome Giuseppe diventa sacerdote.

Quando eravamo piccoli, da buoni vicini di casa, io e Giù, certo non avremmo potuto immaginare cosa ci avrebbe riservato il destino. Eravamo solo due bambini, come tanti altri, con tanta voglia di giocare capire crescere. Eppure sin da piccoli custodivamo e serbavamo, nei nostri cuori innocenti, come perle preziose, mille segreti ed un unico immenso sogno.

E Giuseppe costringendo i cuginetti, un po ricalcitranti, con i loro santini in mano, a dare vita all’ennesima processione o scegliendo gli angoli della sua casa per recitare la sua preghiera “fanciullina” sapeva già che il suo sogno avrebbe parlato di Dio e della Madre di Dio.

Adesso Giuseppe non è più il bimbo delle processioni, delle infinite ricerche sui comuni della Sicilia, il ragazzo studioso ambizioso e affamato di conoscenza e di sapere, l’adolescente complesso e turbato dalle sue stesse emozioni, l’amico compagnone e simpaticone capace di mille imitazioni, il ragazzo umile e moderato, adesso Giuseppe è un uomo, un piccolo uomo con una grande missione.

Tanti anni fa per questo suo bizzarro sogno ha lasciato il suo amato paese e quanto aveva di più caro, famiglia amici conoscenti certezze convinzioni comodità.
Quando è partito sembrava che il mondo gli fosse avverso, quanti abbandoni inaspettati, quanta solitudine e incomprensione, quanto dolore in quei continui strappi che ti faceva cosi male il cuore da sentirti morire.
Eppure hai preso la tua valigia scarna e malinconica, hai caricato il tuo fardello su spalle ancora troppo piccole e inesperte, hai urlato la tua disperazione al tuo stesso Dio e in quell’assenza e in quel vuoto hai deciso di dire il tuo primo Si…io parto …non so se quel giorno ti sei messo a piangere, come ho fatto io per la mia partenza, ma so con certezza che qualcosa dentro te si è spezzato, che qualche pezzetto di cuore è rimasto attaccato avvinghiato abbarbicato alle pareti di casa tua, alle zolle della tua terra fatta di Sole e di spighe di grano, alle panche sempre uguali della tua chiesa, agli angoli consumati delle vie che hai sempre percorso, al dipinto della Madonna delle Grazie che hai contemplato e supplicato, a tutti quei volti buffi assurdi folli cosi terribilmente verghiani che hai incontrato e in cui ti sei riconosciuto anche se solo per un attimo.

Da quel primo si è cominciata la tua avventura, fatta di comunità e di famiglie, di un seminario molto spesso prigione altre libertà di scegliere cosa non voler essere, di un’ università che ti ha spremuto e ti allargato le menti, di missioni nelle borgate di Roma in cui ti misuravi col mondo e ti facevi mondo per Amore di chi non conosce la bellezza di Dio, di viaggi in cui scoprivi l’Italia e la sua spiritualità nascosta e le mille ambiguità, di una Chiesa che a volte non riuscivi nemmeno tu a capire, molto spesso intrisa di luccichii e di vesti ampollose, ma altre volte corpo di un Cristo eternamente e quotidianamente trafitto, corpo nudo, ricco di povertà e di mistero.

E per quanto avessi paura, paura di sentire freddo, paura del gelo del mondo e per quanto non ti sentissi all’altezza, in un continuo combattimento contro te stesso e contro tutto quello che eri e sei, hai continuato a camminare sulla stessa strada versa una sola direzione.. e i mille ostacoli, impedimenti, eventi negativi che ti hanno colpito e sconvolto non sono riusciti a devastarti, a toccarti l’anima, perché la Grazia di Dio ha trasformato ogni singolo ostacolo impedimento ed evento in una tappa di un’ipotetica via crucis che Dio ti ha fatto compiere…perché solo il dolore anche il più funesto e atroce porta con sé il germe dell’amore.

Domani consacrerai la tua vita a Dio e su di te scenderà un grazia piena ed infinita. Sii un buon prete un buon uomo un buon amico un buon confidente sii sempre il meglio di qualunque cosa tu sia.

Natascia Turino

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